Un giorno frà Umile fu convocato dal principe di Tarsia nella città di Cirò. Giunto al palazzo si ritirò nella camera messa a disposizione dal principe per consumare il pasto serale e riposare le sue stanche membra.
Avvicinò la sedia al fuoco per riscaldare un po’ prima di poggiarsi sul letto, ma fu rapito in estasi e stette in quella posizione fino al mattino seguente, quando alcuni servitori del principe entrarono in camera per svegliarlo e notarono che alcuni ciocchi di legno ardenti erano caduti sui piedi del devotissimo frate, bruciandoli completamente. davanti a quello spettacolo cominciarono ad urlare dallo spavento, così forte da far ritornare in sé il frate, che cercò di alzarsi in piedi ma non vi riuscì dal dolore. Prese allora una lucerna e vi unse i piedi che improvvisamente e miracolosamente ritornarono perfettamente sani.
Avvicinò la sedia al fuoco per riscaldare un po’ prima di poggiarsi sul letto, ma fu rapito in estasi e stette in quella posizione fino al mattino seguente, quando alcuni servitori del principe entrarono in camera per svegliarlo e notarono che alcuni ciocchi di legno ardenti erano caduti sui piedi del devotissimo frate, bruciandoli completamente. davanti a quello spettacolo cominciarono ad urlare dallo spavento, così forte da far ritornare in sé il frate, che cercò di alzarsi in piedi ma non vi riuscì dal dolore. Prese allora una lucerna e vi unse i piedi che improvvisamente e miracolosamente ritornarono perfettamente sani.
Una sera Sant’Umile s’incamminò dal convento di Santa Severina per andare nel convento di Cutro. Suoi compagni di viaggio erano frà Antonio da Fuscaldo e frà Marino da Rossano, padre provinciale.
L’oscurità li colse impreparati, persero la strada maestra ed errarono per alcune ore nella ricerca del sentiero perduto, finchè frà Antonio si voltò verso frà Umile e, vedendolo in rapito in estasi, consigliò a frà Marino di ordinargli di andare avanti e di trovare la strada giusta per Cutro. Il padre provinciale seguì il consiglio.
Sant’Umile obbedì, si fece avanti e, sempre rapito in estasi, cominciò a camminare per poi bloccarsi dopo pochi passi ed esclamare: “Padre questa è la strada per il nostro cammino, da questa è bisogno andare”(1).
I tre ripartirono e dopo qualche ora arrivarono sani e salvi presso il convento di Cutro che li avrebbe ospitati.
(1) Vita, morte e miracoli meravigliosi del devotissimo et umilissimo servo di Dio e di Maria Vergine frat’Umile da Bisignano- P. Giacomo da Bisignano
L’oscurità li colse impreparati, persero la strada maestra ed errarono per alcune ore nella ricerca del sentiero perduto, finchè frà Antonio si voltò verso frà Umile e, vedendolo in rapito in estasi, consigliò a frà Marino di ordinargli di andare avanti e di trovare la strada giusta per Cutro. Il padre provinciale seguì il consiglio.
Sant’Umile obbedì, si fece avanti e, sempre rapito in estasi, cominciò a camminare per poi bloccarsi dopo pochi passi ed esclamare: “Padre questa è la strada per il nostro cammino, da questa è bisogno andare”(1).
I tre ripartirono e dopo qualche ora arrivarono sani e salvi presso il convento di Cutro che li avrebbe ospitati.
(1) Vita, morte e miracoli meravigliosi del devotissimo et umilissimo servo di Dio e di Maria Vergine frat’Umile da Bisignano- P. Giacomo da Bisignano